Il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento n. 2924878 del 30
gennaio 2014, ha espresso parere favorevole sullo schema di regolamento recante
“Disposizioni concernenti le modalità di funzionamento, accesso, consultazione e collegamento
con il CED di cui all’art. 8 della legge 1 aprile 1981, n. 121, della Banca dati nazionale unica
della documentazione antimafia, istituita ai sensi dell’art. 96 del decreto legislativo 6 settembre
2011, n. 159“.
Il parere dell’Autorità è reso al Ministero dell’interno su una versione dello schema che tiene
conto degli approfondimenti e delle indicazioni suggeriti dal Garante, che hanno riguardato, in
particolare, le finalità del trattamento dei dati, la specificazione delle banche dati collegate,
una maggiore selettività degli accessi, l’obbligo di cancellazione dei dati alla scadenza dei
termini di conservazione, la previsione espressa del conforme parere del Garante sulle
convenzioni che dovranno disciplinare i collegamenti con alcuni sistemi informativi, e
l’aggiornamento da parte dell’impresa delle informazioni ad essa riferite presenti nella banca
dati.
L’archivio consentirà di semplificare il sistema di rilascio della documentazione antimafia
sulle imprese (c.d. “comunicazioni” e “informazioni” antimafia) alle stazioni appaltanti e agli
altri soggetti legittimati ad acquisirle (Pubbliche Amministrazioni, Camere di Commercio,
Ordini professionali ecc.).
I dati registrati potranno essere trattati elettronicamente solo attraverso terminali attivati
presso le Prefetture e presso gli altri soggetti legittimati all’accesso.
Considerata la delicatezza e la mole dei dati, per interrogare la banca dati occorrerà utilizzare
credenziali di autenticazione in base a specifici profili di autorizzazione.
Tutti i dati saranno sottoposti a cifratura e verrà conservata la registrazione degli accessi.
Le informazioni potranno essere trattate anche per finalità di applicazione delle normative
antimafia oltre che dalle Prefetture anche da alcuni uffici del Dipartimento della Pubblica
sicurezza del Ministero dell’interno, dalle Forze di polizia, dalla struttura tecnica del Comitato
di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e, nell’ambito delle attività di
coordinamento del procuratore nazionale antimafia, dalla DNA.
(Fonte: Garante privacy – Newsletter del 6 marzo 2014)